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la grotta

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LA GROTTA

RACCONTO

DI MICHELE AMABILINO

Era un territorio selvaggio con letti torrenziali asciutti,qua e là emergevano dal terreno speroni di rocce antichissime e vi crescevano in ordine sparso, gli ultimi esemplari di grandiose foreste di querce, un luogo in altri tempi popolato da foreste immense e da una ricca fauna, cinghiali, daini, orsi e cervi. Paolino era un ragazzetto di 11 anni dalla pelle olivastra, figlio di pastori, ultimo di 7 figli. Il suo lavoro, quello di portare al pascolo un gregge di pecore, unica ricchezza della famiglia. La scuola, la vita moderna, il benessere economico erano per lui echi lontani. Aveva portato con sé il suo cane meticcio di nome Billy, un cane di taglia media e bonario, di circa 6 anni e si rivolgeva spesso a lui, come ad un amico.

-Billy sono stanco, ora mi riposo un po’ – disse al suo cane – la vedi quella grotta lì ? Ci siamo passati tante volte vicino ma non l’abbiamo mai esplorata. Tu che ne dici ? Il cane gli rispose abbaiando festoso e Paolino rise, di buon umore. La grotta, ai piedi di una collina era poco più che un piccolo foro nella roccia, quasi mimetizzata da cespugli di rovi, era conosciuta da tutti i pastori ma lui non l’aveva mai esplorata e così, per passare il tempo, aveva deciso di farlo. Sembrava piccola, poco più di un foro tra le pietre di una collina ma si sbagliava. Si dirisse con il suo cane verso la grotta lasciando incustodito il gregge di pecore, ma, avvicinandosi, notò il suo cane impuntare le zampe per terra e ringhiare. Il ragazzo si sorprese di questo e pensò a qualche presenza sgradevole, forse un cinghiale, allora si rivolse al suo cane un po’ intimidito :

-C’è qualcosa lì dentro, vero ? E’ un pericolo per noi ? Il cane continuò a ringhiare ma nonostante questo, il ragazzo si decise di esplorare la grotta. Si affacciò dentro, guardò in ogni direzione poi si rivolse al cane che era rimasto all’aperto : 

- Non c’è niente e tu sei un cane fifone…

Entrò dentro, si girò attorno, non c’era nessun pericolo e allora Billy perché era diventato nervoso ? Forse aveva percepito la presenza di un topo ? Si voltò verso l’entrata della grotta e vide il cane sparire ma non si preoccupò di questo e si concentrò ad osservare l’interno. Quasi a livello del terreno, notò un piccolo buco e allora tolse qualche pietra e così capì che dietro c’era uno spazio vuoto, incuriosito, spostò altre pietre e non potè immaginare il pericolo che si nascondeva dietro quella cavità nascosta. Ancora qualche pietra e altre ancora fino ad aprire un varco.

-Che c’è dietro ? – si disse e furono le sue ultime parole. Un urlo terribile si sentì fino all’esterno della grotta e questo bastò per fare fuggire il cane terrorizzato. Alcuni giorni dopo, le forze dell’ordine trovarono il corpo del ragazzo dilaniato da una sconosciuta belva, alcuni brandelli di pelle nera sul posto e pecore divorate ma non riuscirono a capire la natura della fiera che aveva fatto lo scempio. Alcuni mesi dopo i fatti accaduti qualcuno ben notò nelle locande dei paesi vicini, raccontò tra un bicchiere e l’altro, strane storie, di pipistrelli giganti e di draghi volanti, le solite storie di chi alticcio ha le traveggole. 1998

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